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DL Salva-Roma: “per cittadini e imprese all’orizzonte tasse più alte per la gestione dei rifiuti”

» 16.04.2014

Innalzamento della tassazione sui rifiuti e rafforzamento del monopolio pubblico nella gestione degli stessi, con ricadute negative sull’efficacia, economicità e qualità del servizio”.

Sono queste le conseguenze a cui, secondo Unionmaceri (Associazione dei recuperatori e riciclatori di carta e cartone nell’ambito di FISE UNIRE/Confindustria) e Federmacero (Federazione Nazionale del Macero e Mercato affiliata CNA- Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa), rischia di condurre l’emendamento inserito durante la conversione del DL 16/2014 “Salva-Roma Ter” (art. 2, comma 1, lett. e), approvato il 10 aprile scorso dall’Assemblea della Camera con voto di fiducia) che ridetermina i meccanismi di applicazione della tassa/tariffa sui rifiuti.

L’emendamento prevede la possibilità per i Comuni di assimilare senza alcun vincolo i rifiuti speciali (da sempre gestiti in regime di mercato) agli urbani (gestiti in monopolio pubblico), ampliando la discrezionalità dei Comuni stessi nell’aumentare la tassazione sulle imprese.

Con ciò viene stravolta l’impostazione iniziale del Decreto-Legge, che imponeva appunto ai Comuni di escludere dalla tassazione i rifiuti avviati al recupero tramite il mercato, ossia tramite diversi operatori autorizzati dal Comune.

Quanto previsto nel testo ora all’esame del Senato viola il principio di “effettività” (la tariffa va commisurata all’effettivo servizio reso) in quanto prevede che il Comune faccia pagare la parte variabile della tariffa, pur se in forma ridotta, anche all’azienda che per la gestione dei rifiuti si rivolge ad un soggetto terzo, anche per tipologie e quantità per i quali il Comune stesso non è in grado di assicurare il servizio.

Unionmaceri e Federmacero chiedono quindi che sia ripristinata la versione originale del Decreto-Legge, per evitare di estendere e agevolare in maniera surrettizia, in violazione dei principi ripetutamente sanciti anche dall’Antitrust, situazioni di monopoli e privilegi a danno degli utenti, che non sono più liberi nel rivolgersi al mercato.

Troppo spesso, dichiara Roberto Romiti, Presidente Unionmaceri, l’assimilazione è oggi determinata da sole esigenze di cassa dei Comuni, i quali però, non sempre disponendo di strutture e impiantistica, aggravano la criticità della gestione dei rifiuti urbani. Già oggi il costo che un’impresa sostiene per avvalersi del servizio pubblico è di gran lunga superiore a quello offerto dal mercato. Se verranno ulteriormente ridotti i vincoli si assisterà ad un aumento dei costi indiscriminato e, trattandosi di servizi svolti in regime di monopolio, si avrà la graduale estinzione di tutte le imprese che operano liberamente nel mercato”.

Secondo Unionmaceri e Federmacero la privativa dei Comuni, e quindi la potestà di assimilazione, dovrebbero essere delimitate da condizioni e criteri chiari e precisi, vincolanti per la Pubblica Amministrazione: “l’intervento comunale deve essere guidato esclusivamente da un principio di sussidiarietà, ovvero ove il Comune riscontri oggettivamente l’assenza o l’insufficienza sul mercato di operatori privati in grado di effettuare il servizio a condizioni economicamente sostenibili”.

Dopo aver atteso per anni che il Ministero dell’Ambiente provvedesse con proprio Decreto ad individuare i criteri quali/quantitativi di assimilabilità dei rifiuti specialiosserva Claudio Ghirardi, Presidente Federmacero, il provvedimento di conversione, conuna modifica inserita in extremis, riconosce ai Comuni la possibilità di assimilare senza alcun vincolo/criterio i rifiuti speciali e di disporre, in via arbitraria, solo una eventuale riduzione della tariffa, in proporzione alla quantità dei rifiuti avviati al riciclo. Così assoggettando automaticamente a privativa comunale i rifiuti prodotti dalle attività economiche, in contraddizione con la normativa ambientale e con il principio “chi inquina paga”, in base al quale il produttore deve provvedere autonomamente alla gestione dei propri rifiuti al di fuori della privativa comunale”.

 


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