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Le sfide della politica economica - Confindustria 15 Settembre 2011
» 12.09.2011
Lo scenario globale è bruscamente peggiorato nel corso dell’estate e si prospetta ancor più sfavorevole in autunno. Scambi mondiali e ordini si sono fermati. La ripresa è rallentata in USA. Il Giappone risente ancora del maremoto. Gli emergenti frenano per evitare il surriscaldamento. L’Eurozona è investita dalla crisi dei debiti sovrani. Le fibrillazioni dei mercati finanziari aumentano l’incertezza e contribuiscono a indebolire consumi e investimenti.
Le condizioni di fondo sono più solide di quelle di avvio della crisi, ma gli strumenti e il coordinamento delle politiche economiche sono usurati da minor spazio di manovra e pulsioni nazionalistiche. Le sfide e gli ostacoli da superare per rafforzare la crescita restano formidabili: difficoltà del credito, digestione della bolla immobiliare, alti debiti pubblici, divari competitivi, riequilibrio dei bilanci familiari.
La bassa occupazione è effetto e causa del fiato corto della ripresa. La penuria di possibilità di impiego flette fiducia e capacità di spesa delle famiglie e così impedisce l’accelerazione della produzione, dalla quale nascono perciò carenti occasioni di lavoro. Tale carenza durerà a lungo perché alimentata dalle ristrutturazioni. Ciò depaupera il capitale umano e decurta le potenzialità di sviluppo. La ripresa incontra così un secondo
limite, strutturale.
L’Italia patisce anch’essa di tale diminuzione del potenziale di crescita, che era già molto basso prima della crisi. Da qui scaturisce la sfiducia dei mercati azionario e dei titoli di Stato. Il risanamento dei conti pubblici è tornato a essere un’emergenza. Senza crescita rischia di rimanere incompiuto. Altrettanto urgenti sono le misure per riportare il Paese su quel sentiero di progresso economico più elevato che imprenditorialità e laboriosità possono esprimere e che i cittadini meritano.
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